Lussana Bergamo – A.S. Dil Lierna 50-59
(25-26)
Lussana Bergamo: Aresi 9,
Angioletti 10, Ferrari 2, Del Prato 21, Stoppani 1, Lilli 7, Facoetti, Pagani,
Ferretti, Micheli, Pezzotta.All.re: Campari
A.S. Dil. Lierna: Kossler 3,
Moltrasio 10, Vassena 7, Zaim 6, Moneta 14, Di Lieto 3, Bonfanti 14, La torre
2, Gaddi, Ciappesoni, Casciello.
All.re: PuglieseAssist. All.re: Taruselli
Arbitro: Brighenti
Parziale dei quarti: 14-11;
11-15; 13-11; 12-22
Note: falli fatti Lussana 24;
Lierna 27.
Tiri
liberi Lussana 15/34;
Tiri Liberi Lierna 12/35.
Tiri
da 3 Punti: Lussana 0 - Lierna 0
Prossimo turno: domenica
17 gennaio si gioca contro Chiavenna a Chiavenna (SO)
Per vedere tutte le foto cliccare QUI oppure sulla pagina Facebook
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Credo che la partita persa contro Lierna, Domenica 10/1, ci debba
portare ad una riflessione.
“La realtà è
quella che è, non come vogliamo che sia”.
Le cose sono come
sono. Né più né meno.
Questo vuol
dire che prendersela con la realtà, o peggio con decisioni arbitrali perché non
si vince, o perché non si riesce a fare qualcosa, non serve.
Se la realtà non è modificabile, e quel passaggio arriva troppo lontano, o troppo basso, o troppo alto per avere una buona ricezione, fare un buon tiro o una buona giocata, o se la situazione di gioco è critica (difensore che pressa, attaccante che spinge), il giocatore non può trattarla come se la palla fosse passata bene, o la situazione di gioco come se non ci fossero “problemi”: deve adattarsi a quella palla, a quella situazione ed agire di conseguenza.
Se la realtà non è modificabile, e quel passaggio arriva troppo lontano, o troppo basso, o troppo alto per avere una buona ricezione, fare un buon tiro o una buona giocata, o se la situazione di gioco è critica (difensore che pressa, attaccante che spinge), il giocatore non può trattarla come se la palla fosse passata bene, o la situazione di gioco come se non ci fossero “problemi”: deve adattarsi a quella palla, a quella situazione ed agire di conseguenza.
Un fallo c’è
non quando io penso che mi abbiano
spinto, mi abbiano colpito il braccio, trattenuto od altro; c’è fallo solo
quando l’arbitro fischia..punto. Se non fischia, in termini di gioco, di gara, il fallo non c’è ed è inutile
recriminare.
Questo
implica dinamicità di pensiero e azione, saper cogliere in quel momento cosa è
meglio fare o non fare.
Da questo
aspetto non si può prescindere.
I giocatori
non dovrebbero pensare; “non ho potuto farlo perché…..”, quando credono
che il “perché” non siano loro.
Ed allora la
vera domanda da farsi è: “tutte quelle
palle perse, le decine di infrazioni di passi commesse, tutti quei taglia fuori
non fatti (e rimbalzi subiti), tutte le conclusioni facili sotto canestro
sbagliate, non aver giocato di squadra ma aver forzato conclusioni personali, i
contropiedi che dovevamo fare e non abbiamo fatto….sono colpa dei fischi
arbitrali?”
Ma
attenzione a non confondere!: “l’idea della perfezione è un’idea da
perdenti”.
Quello che bisogna imparare è come vincere anche se non si è perfetti, soprattutto perché NON si è mai perfetti.
Quello che bisogna imparare è come vincere anche se non si è perfetti, soprattutto perché NON si è mai perfetti.
Se non si è
perfetti, allora vuol dire che si commettono errori, è un fatto del quale
bisogna tenerne conto: gli errori vengono commessi, tutti sbagliano! (arbitri
compresi).
Avere una
mentalità vincente non vuol dire non commettere errori, significa prendere atto
di essi e lavorare per eliminarli.
In che modo?
In che modo?
Il primo è
che possiamo cambiare noi stessi, il modo di giocare, il modo di
allenarsi, il modo stesso di vivere la partita.
Il secondo è
che occorre avere fiducia.
Fiducia in se stessi, fiducia nei propri compagni, fiducia nel coach.
Fiducia in se stessi, fiducia nei propri compagni, fiducia nel coach.
La fiducia
nella propria capacità di migliorarsi apre la strada a nuove prospettive.
Bisogna
prendere coscienza che di limiti e difetti siamo pieni ed è pieno il mondo, la
squadra vincente sa mitigarli e combatterli.
E se la difficoltà è vista come un impedimento (l’avversario che spinge, l’arbitro che fischia o non fischia, il compagno “brocco”), come quel “qualcosa” che mi impedisce di giocare come vorrei, sappiate che una partita in cui non ci sono difficoltà è una partita che non esiste. Mai.
E se la difficoltà è vista come un impedimento (l’avversario che spinge, l’arbitro che fischia o non fischia, il compagno “brocco”), come quel “qualcosa” che mi impedisce di giocare come vorrei, sappiate che una partita in cui non ci sono difficoltà è una partita che non esiste. Mai.
Senza questa consapevolezza non si va
veramente da nessuna parte.
La vera mentalità vincente consiste nel prendere atto che delle volte si perde perché gli altri sono stati più bravi di noi, o che noi, come nella gara di domenica, non abbiamo fatto tutto quello che dovevamo o potevamo fare, lasciando così che gli altri diventassero più bravi.
La vera mentalità vincente consiste nel prendere atto che delle volte si perde perché gli altri sono stati più bravi di noi, o che noi, come nella gara di domenica, non abbiamo fatto tutto quello che dovevamo o potevamo fare, lasciando così che gli altri diventassero più bravi.
Rifletteteci ragazzi sulle parole di Coach Campari. Lui è il meglio che vi potesse capitare.
RispondiEliminaGrazie Mauro, mi lusinghi...Poco pratico con la tecnologia del "forum" leggo ora il tuo commento e ti ringrazio della stima. Ciao. Luca.
EliminaParole sante.
RispondiEliminaBravo Coach.
una scuola di vita, oltre che un ottimo consiglio per chi pratica sport ;-).
Rossana
Spero di non essere stato troppo "Zen" per questi giovani. Ma sono svegli, assorbono e capiscono. Ti ringrazio per il tuo post. Ciao.
EliminaGrande cuore Luc.
RispondiEliminaLiv
Troppo gentile Livio. Detto da un vero coach (io sono un "dopolavorista" del basket), fa ancora più piacere. Ciao.
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