Sembra incredibile ma ce l’abbiamo fatta. Al nostro esordio
nel campionato di promozione siamo riusciti ad agganciare i play off.
E’ stata l’annata più dura della mia carriera sportiva ( 38
anni…sic). Mai come quest’anno mi sono
chiesto chi me lo faceva fare di dedicare tutte le mie forze ed energie del mio
tempo libero per un gruppo di ragazzi ai quali sembrava non interessargliene
niente del basket. Siamo partiti in 18 ad affrontare questa stagione e
nonostante ciò in palestra agli allenamenti eravamo raramente in più di 8,
massimo 9. Le volte in cui siamo stati in 10 saranno state si e no 5 in un anno
( per altro grazie al contributo inaspettato di Gabriel, un brasiliano di
passaggio, Jacopo, un under 15 troppo
giovane per poter giocare con noi, e ultimamente, Ricky una vecchia gloria del
basket bergamasco ma ormai 50enne…). Impossibile pensare di fare le cose in
modo serio così. Ogni volta ognuno una scusa diversa, sempre per altro
credibile. Sta di fatto che l’unico extraterrestre del gruppo sono stato io che non ho mai saltato un
allenamento: mai ammalato mai un impegno. Non sapevo di essere Superman.
Le uniche cose che mi
hanno fatto resistere a non smettere sono
stati quell’innato senso del dovere
inculcatomi sin da bambino che, se ci si prende un impegno bisogna portarlo
fino in fondo, e quel convincimento che ripetevo ogni giorno come un mantra :“
si giudica il concerto solo quando è finita la musica”….e la musica non è
ancora finita.
A dire il vero, durante l’anno, ci sono state delle
iniezioni di energia che mi hanno fatto capire che non ero solo in questa
battaglia e che il Buon Dio non mi aveva abbandonato.
L’esempio del nostro
capitano Andrea Minò è stato uno di questi. La sua serietà, maturità e voglia
di non arrendersi nonostante tutto sono stati davvero encomiabili. Per tutto l’anno
ha combattuto con il suo tendine malato che a fine allenamento diventava gonfio
come un melone senza mai lamentarsi o arrendersi. Alle 23,00, al termine dell’allenamento,
se ne tornava a casa e si metteva il ghiaccio per un’ oretta prima di
addormentarsi, per alzarsi poi alle 6,00 tutte le mattine e andare a lavorare, non in
un ufficio seduto comodo su una sedia ma in piedi tutto il giorno. E una volta
tornato a casa stanco morto ecco che si metteva sui libri per portarsi a casa
quella laurea che tanto tenacemente e caparbiamente si sta conquistando. Grazie
Andrea, senza la tua presenza, determinazione, serietà ed esempio che ci hai
sempre dato non saremmo giunti fino a qua.
Un'altra iniezione di energia è stato sicuramente Ema. Per
oltre metà campionato si è allenato in condizioni quasi impossibili a causa dei
suoi turni di lavoro: a settimane alterne finiva di lavorare alle 22,00 e
nonostante ciò si presentava in palestra alle 22,30 per fare l’ultima mezz’ora di
allenamento. La settimana invece in cui
si allenava regolarmente, quella buona per intenderci, era reduce da una
sveglia mattutina alle 5 per poi coricarsi ben dopo la mezzanotte di ritorno
dall’allenamento. Nonostante ciò pochissime sono state le sue assenze durante l’anno.
La sua voglia di fare bene hanno risvegliato in lui, allenamento dopo
allenamento, il suo vecchio talento che
sembrava ormai sopito, facendo letteralmente innamorare tutti i suoi compagni
di squadra del suo tiro da tre punti. Quando finalmente un giorno mi disse che
un suo collega aveva lasciato e che si era liberato un posto per fare giornata anziché
i turni ho sentito ancora una volta che non ero solo e che da lassù qualcuno ci
ama. Da quel giorno le prestazioni di Ema sono state un continuo crescendo, e
con quelle, anche i nostri successi in campo.
E che dire di Matias, Gerard, Foresti… L’impegno profuso, la
serietà e l’amore per il basket mostrato sembrano quelli di un ragazzo d’altri
tempi e meritano da tutti la più grande stima e rispetto. Mattias si è allenato
per tutto l’anno 3 volte la settimana con la squadra dell’XXL e nonostante ciò
almeno una volta la settimana si è sempre allenato con noi e ogni volta che non
vi erano sovrapposizioni di partite è venuto a giocare con noi. Anche per lui
la sua giornata quotidiana non era certo facile. Come tutti gli studenti
universitari frequenta le lezioni e studia il pomeriggio per poi andare ad
allenarsi, ma a differenza di tutti gli
altri, ogni santa sera della settimana ( sabato e domenica compresi) per
pagarsi gli studi veniva a pulire la palestra
facendolo sempre con il massimo impegno e serietà. Quando, stanco morto al
termine delle partite mentre tutti gli
altri festeggiavano sotto la doccia, lui afferrava lo spazzettone delle pulizie
e cominciava a pulire, io capivo che stavo guardando un ragazzo non comune, un
ragazzo che sono certo in futuro saprà cogliere grandi soddisfazioni e
importanti traguardi che quella serietà
e determinazione, son certo, gli faranno ottenere.
E che dire di Marco e Sacco ( anche se ora lo chiamiamo
tutti Dr. Saccogna). La loro vita è forse più “normale” di quella dei tre
descritti qui sopra ma non per questo meno dura. Ogni mattina partenza presto
in treno o in macchina per andare a studiare l’uno a Milano, l’altro a Pavia in
università dalla fama internazionale. Giornata lunga ed impegnativa mangiando
un panino di sfuggita per tornare a casa giusto in tempo per fare la borsa e
venire ad allenarsi. Talvolta mi
arrivava un messaggio da Marco che diceva: ”sono sul treno in ritardo di 15
minuti, appena arrivo a casa prendo la borsa e volo in palestra”. Che dire? Giù
il cappello!
Poi ci sono stati gli innesti inaspettati: Il Giovane Nikos
Bosis e il giovanissimo Domenico Cefisss.
Nickos è un ragazzo dalla grande passione per il basket che
solo per quella merita di essere del Lussana. Per venire all’allenamento ( che
non salta mai) parte un ora e 15 minuti prima in pulmann perché non ha la
macchina. E’ un ragazzo con un grande talento supportato da un fisico minuto ma
agilissimo. Il suo innesto in squadra ci è stato molto utile ed è stato un
altro di quei segni ricevuti che non mi hanno fatto sentire solo
Domenico Cefis, detto Indro, è stata un’altra grande bella
notizia. E’ l’esempio vivente dell’amore per il basket e della determinazione a
non mollare mai. La sua determinazione in allenamento è ancora oggi un esempio
di dedizione al lavoro in palestra per i nostri giovani. Persino negli esercizi
individuali di fondamentali ci mette la massima attenzione e volontà e
nonostante il deficit al braccio sinistro dovuto al recente intervento chirurgico
si batte come un leone e soffre in silenzio ogni volta che si pende dei colpi
proprio su quel braccio. Sono convinto
che il suo arrivo sia stato uno dei fattori determinanti nel cambiamento di rotta della nostra squadra. Molto piacevole
anche la presenza di suo figlio Andrea
in panchina a fare da mascotte nonostante la maglietta dell’Excelsior (
gioca nelle giovanili dell’Excelsior) e a fare la ruota con noi durante il
riscaldamento. Ieri prima della partita mi ha detto : “Guarda che se passiamo
come settimi e andando avanti incontreremo l’Excelsior io farò il tifo per …Noi”.
Che grande!!!
Vi sono poi una serie di personaggi più comuni ma che
comunque mi hanno sostenuto nel non arrendermi durante questa stagione ai quali
voglio render grazie.
Andrea Alari: anche
lui ragazzo molto serio,molto impegnato
con la scuola, anche come rappresentante d’Istituto. La sua presenza agli
allenamenti è stata molto elevata nonostante il doppio impegno con gli under
18. All’inizio ero incerto sul suo conto: il suo impegno in palestra mi
sembrava superficiale e poco dedito al miglioramento ( e in parte sono ancora
convinto oggi che potrebbe ottenere di più da se stesso con maggior attenzione
in allenamento) ma conoscendolo meglio ho imparato ad apprezzarlo, e molto.
Ragazzo sempre disponibile e malleabile pronto a giocare in
più ruoli. Mai imbronciato ma sempre positivo anche quando “gli toccava” giocar
da lungo lui che lungo non è. Non si è mai rifiutato di farlo e mettendosi a
disposizione della squadra si è guadagnato giorno dopo giorno il suo posto in
squadra diventando ora uno dei pilastri principali di questa formazione come ha
dimostrato ieri in campo.
Alessio Montanari, Monta. Non
voglio fare tanti giri di parole. Del Monta non vi parlerò del suo fisico
possente o delle sue doti tecniche incredibili né tanto meno della sua giornata
quotidiana impossibile. Monta è semplicemente l’uomo squadra che tutti vorrebbero
avere. Quasi sempre presente agli allenamenti ( salvo quando soffre di imbarazzo intestinale…) è disponibile a giocare
in qualsiasi ruolo pur di rendersi utile. La sua principale caratteristica che lo
rende uomo squadra è che crede fermamente nella squadra. Per lui, a differenza
di tutti gli altri quello che conta è vincere . Sembra una frase fatta ma non è
così. Quante volte girandomi in panchina anche durante le nostre partite
migliori mi capita di vedere facce
deluse e tristi perché convinti di non aver giocato bene o non aver giocato
quanto avrebbero voluto. Ebbene, al Monta questa faccia non l’ho mai vista. Lui
era sempre carico e talvolta mi dovevo girare e spingerlo a sedersi in panchina
per essersi alzato ad esultare per un canestro dei nostri. Grande Monta, grazie
per essere dei nostri.
Non posso non ricordare comunque
anche tutti gli altri che in misura diversa e con diverse potenzialità sono
stati con noi e ci hanno permesso di arrivare fino a qui.
Primo tra questi Nicolò Foresti.
Il suo contributo è stato altalenante durante l’anno. Si era anche tirato fuori
dal gruppo per un certo periodo, ma poi
la voglia di mettersi in discussione e il desiderio di essere importante all’interno
di un gruppo lo hanno fatto tornare. Si, perché Nicolò se vuole può essere
importante all’interno del nostro gruppo, anzi determinante come ha dimostrato
in queste due gare. Ha grandi doti fisiche. Le doti tecniche stanno crescendo
piano piano ma gradatamente. E’ sicuramente uno dei migliori 99 presenti nel
campionato di promozione. E’ in piena fase di adolescenza e questo è l suo
principale problema che si traduce in mancanza di costanza negli impegni assunti. Anche lui però ha
avuto la sfortuna contro, questo va ricordato, e un fastidioso dolore alla
schiena ha ridotto le sue potenzialità e la sua perseveranza. Ultimamente però,
sta dimostrando di essere più forte del dolore e maturo al punto giusto per pianificare gli interventi medici necessari a
risolverlo in maniera definitiva al termine del campionato. Questo è
sicuramente un gran gesto di maturità e di affetto verso la squadra che gli fanno sicuramente onore,
per cui, anche per lui…giù il cappello.
Per finire i due under 18 ( sarebbero
tre ma il povero Tommy è stato tolto dai giochi a causa di un legamento
crociato, anche se è sempre rimasto vicino alla squadra facendolo rimanere a
pieno titolo uno di noi).
Pietro, detto anche Pietrovic per
il suo formidabile tiro da tre, è un giocatore dall’indiscusso talento tecnico
che ha contribuito in diverse occasioni ai nostri successi. La sua presenza è
stata però in questa stagione a corrente
alternata e ciò è dovuto in parte agli
infortuni subiti ( è stato davvero sfortunato) ma anche in parte dovuto ai suoi
problemi scolastici che non poche volte
nel corso della sua carriera lo hanno tenuto lontano dal campo di gioco. E’
stato con noi dall’inizio fino ad oggi e si merita di dividersi con noi questi
successi, e chi sa che nei play off non si possa anche prendere delle
soddisfazioni personali.
Last but not least l’altro under
18 Alessandro Storto, detto anche Cumenda ( dal milanese commendatore).
Anche per lui, come per Pietro,
la presenza è stata a corrente alternata. Lui è un giocatore atipico, sia
tecnicamente che mentalmente. Da un punto di vista tecnico non ha un ruolo ben
definito. Quest’anno ha giocato sia da play che da guardia e ala. E’ un ottimo
difensore e possiede un gran senso del rimbalzo. Se si dovesse fare il
quoziente minuti giocati-canestri segnati credo che sarebbe il primo. Quasi
ogni volta che è entrato in campo il suo canestrino lo ha sempre fatto. Dal
punto di vista mentale è, come detto, atipico perché si vede che ama la
pallacanestro … ma non l’adora. Non perde certo minuti preziosi del suo tempo a
studiare la classifica e fare il calcolo delle classifiche avulse. Per lui la pallacanestro non è una priorità ma
neanche secondarietà …. Per il fatto che gli è riconosciuta da tutti i suoi
compagni grande classe e stile in tutte
le situazioni, sia fuori campo che in campo lo abbiamo definito “Cumenda”. Gode
della simpatia e stima di tutti, e il suo contributo durante l’anno è stato
comunque prezioso.
Rileggendo queste considerazioni
capisco che il segreto del nostro successo è stato il gruppo. Un gruppo che nonostante
tutte le difficoltà incontrate non ha mai mollato e smesso di crederci. Un
gruppo che ha saputo trarre forza da questa stessa complicata situazione e
rimanere comunque sempre concentrato .
Non ho mai allenato un gruppo come questo e
credo che non ne esista un altro uguale.
E allora capisco che questa non è stata l’annata peggiore
della mia vita, come detto all’inizio, ma la migliore! Ho potuto allenare dei ragazzi incredibili
dalla grande volontà e determinazione. Ho visto realizzarsi un sogno: Tutti
ragazzi nati e cresciuti nel Lussana ai quali direttamente o indirettamente ho
messo la palla in mano da bambini. Ragazzi che hanno fatto le scelte di vita giuste, che
hanno saputo dare al basket il giusto posto nella vita e ai quali il basket ha
dato tanto in cambio.
E allora capisco che
tutto ciò è veramente meraviglioso e ringrazio il buon Dio di avermi permesso
di vivere questa fantastica esperienza al fianco di questi ragazzi così speciali.
E attenzione …
… perché la musica
non è ancora finita!
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